La Morte della Vergine (da Caravaggio)
Il soggetto
L’opera in questione è una copia del celebre dipinto del Caravaggio intitolato “La morte della Vergine” eseguito nel 1604 e oggi conservato presso il Museo del Louvre a Parigi.
Il Merisi ricevette la commissione di quest’opera al fine di decorare la cappella privata della famiglia Lelmi, sita nella chiesa di Santa Maria della Scala a Roma, ma una volta terminato il lavoro, l’opera fu rifiutata per via di un approccio iconografico troppo discostato da quello accettato negli ambienti ecclesiastici del tempo. In particolare fu considerata scandalosa l’immagine della Vergine morta, riversa su un letto senza alcuna sacralità, vestita con un abito rosso acceso (e non con il canonico azzurro) e i piedi scoperti fino alle caviglie. Molti considerano addirittura l’ipotesi che Caravaggio abbia preso a modello il corpo di una prostituta annegata nel Tevere (da qui i dettagli del volto e del ventre gonfi).
Inoltre, la povertà dell’ambiente che ospita la scena, i volti gravi e corrucciati degli apostoli riuniti tutt’intorno al cadavere e la drammaticità quasi teatrale data dal drappo rosso che sovrasta la scena, hanno influito di molto nel giudizio severo e negativo da parte della committenza, nonostante questi fossero tutti canoni stilistici che si rispecchiavano nell’ideologia pauperistica che caratterizzava il pittore lombardo.
Il dipinto
Dopo il rifiuto da parte della committenza originaria, questa grande tela passò alla collezione del Duca di Mantova e fu proprio in questo momento in cui entra in gioco Rubens, dando vita a quell’affascinante teoria che attribuisce al maestro fiammingo la paternità della piccola tela qui presentata. È ipotizzabile che Rubens, il quale si era preso a carico l’opera di Caravaggio dopo la fuga di quest’ultimo impegnandosi a venderla, avesse fatto questa piccola riproduzione a scopi “promozionali”.
Sergio Guarino ricorda l’esistenza di una copia della tela del Caravaggio, di dimensioni più ridotte, eseguita da Simon Vouet, tutt’ora conservata a Palazzo Sacchetti a Roma, ipotizzando che si tratti di un bozzetto preparatorio (comunicazione scritta del 4 gennaio 2010).