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161,5 x 131,5 cm
Olio su tela
1660 ca.


Scheda opera

Giudizio critico

La scoperta del corpo di Cleopatra

Il soggetto

Il dipinto rappresenta la morte della regina egizia Cleopatra in una versione iconografica raramente rappresentata nella quale non compare l’elemento fondamentale che causò la morte della regina, l’aspide.

Luca Giordano sembra quindi ispirarsi alla descrizione dei fatti riportata da Plutarco il quale si limita a scrivere che Cleopatra fu trovata morta, ornata come una regina e assistita dalle sue ancelle di cui una, anch’essa morente.


Il dipinto

La composizione circolare dell’opera convoglia l’attenzione sul corpo esanime della regina sostenuta da tre ancelle e da un personaggio non identificato. Il pittore coglie il momento in cui Marcantonio, allertato della tragedia, scopre il corpo dell’amante, oramai privo di vita (anche se storicamente Marcantonio sembra essersi ucciso prima della regina Cleopatra e non in seguito).

Nella forza espressiva di quest’ultimo è racchiuso il marchio di fabbrica di Luca Giordano: la mano aperta, le dita tese, i muscoli dell’avambraccio contratti e l’espressione sconvolta dell’uomo erano tutti elementi di uno stile consolidato che trovano inequivocabili riscontri in altre opere del repertorio del maestro napoletano.

L’incarnato della regina è un altro elemento ausiliario alla collocazione cronologica dell’opera: difatti le forme sinuose del seno nudo, assieme ai panneggi elaborati delle vesti e alla ricchezza cromatica, indicano un superamento della fase iniziale del Giordano che derivava dall’insegnamento ricevuto nella bottega di Jusepe de Ribera, dove l’esecuzione a pennello era molto arida, la rappresentazione della carne ascetica e il colore tenebroso. Quest’opera invece rivela una profonda conoscenza della scuola veneziana.

Difatti è certo che il maestro napoletano abbia trascorso un periodo in laguna verso la fine degli anni cinquanta quando era poco più che ventenne. Seguendo i canoni della pittura veneta, la carne viene quindi tracciata con forme sinuose e sensuali, mentre le superfici sono trattate con colori brillanti. Trattandosi di un soggetto di impronta classica, Giordano preferisce utilizzare lo stile ricco e corposo offerto dalla scuola lagunare, molto più adatto alla funzione narrativa di una simile tematica, anziché quello più austero del suo primo maestro Ribera, più idoneo a questioni religiose o alla rappresentazione di modelli di virtù.