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161,5 x 131,5 cm
Olio su tela
1660 ca.


Scheda opera

Descrizione opera

La scoperta del corpo di Cleopatra

Il giudizio critico


Il quadro di cui al presente certificato, “La scoperta della Morte di Cleopatra” (olio su tela, 161.5 x 131.5 cm) è un opera maggiore di Luca Giordano (1634-1705), il grande artista napoletano. Il Giordano fu uno dei pittori più prolifici della storia, esecutore di oltre 3000 dipinti, realizzati nel corso della sua intera vita. Egli è paragonabile ad un Picasso del XVII sec., che a causa della sua facilità con il pennello, fu chiamato “fa presto”. Nel XVII secolo si identificava con questo appellativo la corrente barocca delle grandi decorazioni, artisti capaci di lavorare velocemente e dipingere molte figure, mentre i pittori lenti come Domenichino, Sacchi o Poussin venivano identificati con la corrente classica. Altro motivo che lo accomuna a Picasso è il frequente cambiamento di stile per ostentare il suo virtuosismo; riuscì a simulare persino quello di altri artisti come Albrecht Dürer. La presente opera, infatti è stata dipinta secondo lo canoni pittorici veneziani, assimilati in seguito ad un suo viaggio a Venezia verso la fine degli anni Cinquanta quando era ancora un giovane artista poco più che ventenne. Il Giordano aveva cominciato a dipingere molti anni prima come discepolo del grande pittore spagnolo Jusepe de Ribera che aveva dominato la scena napoletana durante la sua giovinezza. L’esecuzione a pennello di Ribera era molto arida, la sua rappresentazione della carne ascetica e il suo colore era tenebroso. L’arte veneziana invece era esattamente l’opposto: un ricco impasto di colore, la carne era riprodotta con sensualità e la superficie veniva creata con riflessi brillanti e colori lussuosi. Il maestro di questo stile che influenzò in modo particolare il Giordano, fu Paolo Veronese. L a presente opera annovera tutte queste caratteristiche: la figura principale, Cleopatra Morta, viene trovata dalle sue ancelle che cercano di alzarla e resuscitarla. La luce cade sul suo seno nudo e sul suo viso; qui la carne viene rappresentata in modo più sensuale che cadaverico, il cui calore e bellezza contrastano col terribile destino della Regina. La nostra comprensione del quadro deriva proprio da questi forti giochi di luce. L’ancella seduta alla sua sinistra è evidenziata in alto rilievo con la luce che cade sulla schiena, proiettando il resto del corpo nell’ombra. I suoi capelli sono raccolti sulla testa, come avviene nelle opere del Veronese. La testa dell’ancella che si trova dietro di lei è una testa magnifica, tipica del Giordano, con le guance carnose; di nuovo troviamo il gioco di riflessi e ombre mentre si nota la terza ancella dietro Cleopatra che emerge dall’ombra della luce. Queste tre donne definiscono lo spazio attorno alla regina morta e aumentano l’attenzione su di lei. Infine vi è Cesare, il conquistatore, che entra dalla destra e trova la Regina, l’ultima della Dinastia dei Tolomei, già morta. Il suo gesto esprime magnificamente le emozioni di choc e di sgomento che prova quando si accerta di persona della notizia della morte e Giordano riesce a raggiungere quest’espressività attraverso l’apertura delle dita e la tensione del muscolo dell’avambraccio. Infine sullo sfondo, a chiudere il cerchio delle figure che circondano Cleopatra, notiamo il vecchio con la barba, completamente sopraffatto dalla terribile scena. In questo modo il pittore evoca la terribilità dell’evento in maniera chiara e comprensibile, grazie anche all’uso di luce e contrasto per creare un effetto emozionante sulla superficie dell’opera. Al centro del dramma c’è il contrasto fra la posa abbandonata di Cleopatra e quella contratta di Cesare: ella diviene creatura di bellezza ed emozione. Nella sua morte esprime il disprezzo per le ricchezze: dalle sue mani cadono negligentemente i suoi gioielli come fossero dei dadi che ha tirato in un gioco al quale ha perso. Il gioco è fatale perché lei ha rischiato tutto per amore, perdendo tutto. Cesare, da uomo di potere e ambizione qual è, considera Cleopatra un trofeo che lo porti al una legittima rivendicazione dell’impero tolomeico, ma di fronte alla sua bellezza nella morte, cade ogni suo riserbo ed egli appare commosso da un così grave avvenimento. Così un grande artista racconta una grande storia, è questo l’aspetto più importante dell’opera. Giordano è un grande rappresentatore di “storie”, il resoconto narrativo degli eventi che rivelano la verità che è alla base delle nostre vite e dei nostri destini. Egli usa lo stile veneziano, appreso durante un suo breve viaggio in laguna, per valorizzare le sue capacità di narratore, in particolare l’uso dei riflessi ed ombre per creare un effetto drammatico per un evento altrettanto drammatico. È il vigore e la forza con le quali egli dipinge il racconto che rende quest’opera meravigliosa. (4 giugno 1996, Stephen Pepper)