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115 x 161,5 cm
Olio su tela


Scheda opera

Descrizione opera

Cena a casa del Fariseo

Il giudizio critico


Fin dalla sua prima osservazione pare chiaro che si tratta di un pittore attivo nel pieno XVII secolo – la condotta pittorica estremamente enfatica nella descrizione dei panneggi e l’intensa palette cromatica non lasciavano dubbi – formatosi studiando i grandi capolavori del Cinquecento veneziano, soprattutto ammirando le grandi “Cene” con scenografici fondali architettonici dipinte da Paolo Veronese che, all’epoca erano conservate nelle più importanti chiese della Serenissima. Inoltre alcuni caratteri formali quali la forte caratterizzazione fisionomica delle figure, le peculiari cangianze che screziano di giallo limone, la tunica violetta della Maddalena e la calligrafica precisione con cui sono descritte le pietanze sulla tavola, portano a pensare ad un pittore nordico, molto probabilmente fiammingo. E l’artista che meglio sintetizzò questi differenti caratteri culturali nella Venezia di metà Seicento (Veronese e il raffinato classicismo Cinquecentesco da un lato, la meticolosità fiamminga dall’altro) fu senza ombra di dubbio Valentin Lefèvre. Nato nel 1642 a Bruxelles, il maestro si trasferì in Laguna già verso la fine deglia anni cinquanta del Seicento – come certifica la sua attestazione nel 1644 nella chiesa dei Serviti di San Francesco della Vigna per studiare i capolavori del Veronese – ed ivi visse e lavorò per il resto della sua vita. Questa tela, in eccellenti condizioni conservative, è da considerarsi come uno dei più alti raggiungimenti dell’artista, un significativo dipinto inedito che costituisce un rilevante incremento allo scarno catalogo del Lefèvre che ad oggi consta di circa cinquanta opere autografe. Egli infatti morì prematuramente a Venezia nel 1677 all’età di 35 anni. Quest’opera dovrebbe quindi risalire al 1670, come suggerisce il confronto con diverse tele pressappoco coeve del Lefèvre quali ad esempio la coppia di dipinti del Museo Civico di Bassano con Achille tra le figlie di Licpomede e Trasporto di Marco Antonio ferito, dove ritorna l’idea delle quinte architettoniche bagnate dalla luce e delle colonne che oltrepassano in altezza il campo pittorico per suggerire una spazialità espansa; il Paolo e Barnaba a Lystra della Bob Jones University di Greenville e L’Ester sviene davanti davanti ad Assuero del Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo. (Davide Dotti, 9 dicembre 2009)