Veduta della campagna romana con figure ed edifici (I)
Il soggetto
La soleggiata campagna romana, dove il paesaggio si intreccia con i resti di un passato grandioso e con le umili attività dei contadini intenti a lavorare la terra, a pescare lungo le sponde del Tevere o ad oziare in un’osteria o all’ombra di un albero, sono le tematiche essenziali di un importante movimento artistico che nel Settecento riscosse molto successo specialmente nella città papale dove ebbe il suo più grande sviluppo: la corrente del “vedutismo”. Le scene rappresentate in questi due piccoli dipinti racchiudono tutta la magia di questa tendenza.
Uno dei dipinti che compongono questa coppia, sembra raffigurare la città di Tivoli, riconoscibile dalla presenza del Tempio di Vesta (o Tempio di Tibur, dal mitologico fondatore della città) sulla sommità della collina a sinistra e dal fiume Aniene che scorre nella valle sottostante.
Il connubio perfetto fra le testimonianze di un grande passato e una natura selvaggia e suggestiva resero Tivoli un’attrazione irresistibile per molti artisti.
Il dipinto
Inizialmente attribuiti al grande paesaggista romano Paolo Anesi, dopo uno studio più approfondito, questi due piccoli dipinti sono divenuti un’aggiunta al catalogo di Maria Luigia Raggi.
L’indubbia vicinanza allo stile dell’Anesi che caratterizza queste opere è spiegata dal fatto che la Raggi crebbe artisticamente nella bottega romana del celebre pittore, da cui assorbì molte influenze, sviluppando, però al contempo, una personalità artistica ben precisa caratterizzata da una freschezza di tocco, da un intensa luminosità e da “una colorazione chiara e festosa”, definizione questa di Andrea Busiri Vici in uno studio del 1980 dedicato alla figura di un anonimo paesaggista settecentesco di ambito romano, rivelatosi negli anni successivi nella figura della Raggi.
I recenti studi portati avanti da Consuelo Lollobrigida su Maria Luigia Raggi hanno ulteriormente messo in luce la figura di questa artista; di origine genovese, la Raggi fu inizialmente autodidatta, per completare in seguito la sua formazione a Roma dove ebbe modo di confrontarsi con la bottega di Paolo Anesi. Da qui derivarono le nitide analogie con le opere del vedutista romano, come ad esempio la particolare impaginazione degli edifici e delle figure unitamente ad un’atmosfera rarefatta di sapore veneziano, tipica del maestro romano, e che contraddistinguono anche i lavori di questa pittrice. La frequentazione di quell’importante bottega dovette offrire alla Raggi non solo una formazione pittorica adeguata ed il gusto per i paesaggi reali o idealizzati, ma soprattutto le aprì le porte dei ricchi collezionisti romani e di quelli stranieri che visitarono la Città Eterna durante il Gran Tour. Maria Luigia seppe conquistare importanti committenze grazie anche ad un repertorio iconografico differenziato che comprendeva, oltre ai capricci, paesaggi arcadici “alla Lorrain”, vedute reali di Roma e dei suoi monumenti più importanti e paesaggi della campagna romana a carattere documentario, di cui sono un esempio le due opere a péndant analizzate in queste pagine, rappresentanti uno scorcio di campagna idealizzata e una piccola veduta ideale di Tivoli.