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62 x 62 cm
Olio su tela


Scheda opera

Giudizio critico

Sant'Antonio Abate

Il soggetto

Il Santo raffigurato in questo tondo è Antonio Abate, conosciuto anche come il santo Anacoreta. Originario di Coma in Egitto dove visse nel III secolo, Antonio si contraddistinse per una vita basata sulla povertà e l'ascetismo. La sua agiografia ci racconta di una vita vissuta ai margini delle città, nei luoghi deserti a digiunare e meditare.

Celebre è anche la tradizione che narra di numerose tentazioni ordite dal maligno e da lui sempre respinte, specie durante la sua permanenza nel deserto. A lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale chiamato abbà (parola derivante dal greco e che significa padre) si consacrarono al servizio di Dio.

Dato il forte messaggio moralizzatore che la sua austera figura trasmetteva, Sant’Antonio Abate fu un soggetto assai diffuso nell’arte figurativa religiosa. A volte ritratto in abiti umili, altre volte in abiti abbaziali, ha fra i suoi attributi iconografici più frequenti il bastone da viaggiatore sulla cui sommità è posta una campanella e il libro delle sacre scritture.


Il dipinto

Maurizio Marini ritiene che Mattia Preti abbia dipinto quest’opera nel suo periodo romano, quando era ancora un giovane artista (comunicazione scritta). Giunto nella città papale nel 1628 per riunirsi a suo fratello Gregorio, anch’egli pittore, il Preti poté apprendere il naturalismo chiaroscurato e drammatico del Caravaggio, forse già ammirato a Napoli.

È verosimile che quest’opera sia stata prodotta anche dopo la conoscenza di analoghe immagini del Guercino e del Mola, nonché del Ribera essendo presenti evidenti cenni della puntigliosa maniera descrittiva del maestro spagnolo seicentesco.