Cleopatra

Il dipinto

Il soggetto della tradizione classica raffigurato è quello della regina egiziana Cleopatra, colta nel momento in cui si da la morte con le proprie mani, per mezzo del morso di un serpente velenoso, una morte celere e indolore. Una scelta, quella di suicidarsi, maturata in seguito alla sconfitta subita per mano dell’esercito di Ottaviano: preferì porre fine alla propria esistenza (e consegnarsi così all’immortalità) piuttosto che finire in catene ed essere traslata a Roma come trofeo di guerra, come era successo alla sorella Arsinoe.

Come riconosciuto dagli studiosi Riccardo Lattuada e Matthias Kunze, l’opera va attribuita alla mano del pittore di origine austriaca Deniel Seiter, ma italiano di adozione. Difatti iniziò la sua carriera artistica nella bottega dell’affermato pittore tedesco Johann Carl Loth con il quale collaborò fra il 1670 e il 1680 prima di trasferirsi a Roma, dove si lego artisticamente alla figura di Giacinto Brandi, di cui cerco di interpretare la pittura tenebrosa miscelandolo al classicismo di Carlo Maratti e del Baciccio ma senza mai abbandonare il chiaroscuro dei pittori tenebrosi lagunari, raggiungendo così un linguaggio personale e caratterizzato da alta qualità cromatica ed eleganza formale.  Al suo stile durante il soggiorno romano va riferita la tela in esame, in cui la sensualità e il sapiente gioco di luci esaltano la valenza scenica. Ancora visibili sono gli stilemi desunti da Johann Carl Loth, in modo particolare nel disegno delle mani, mentre i volti e le cromie appaiono già intrise di quel classicismo affine a quello di Giacinto Brandi. Non lontane sembrano essere le diverse rielaborazioni del soggetto realizzate da Guido Cagnacci, con le quali il Seiter sembra condividere la posa della protagonista nonché l’eleganza con cui la regina tiene il serpente in mano. 
Notevole il brano di natura morta in basso a sinistra, frutto forse della collaborazione con uno specialista di fiori romano della seconda metà del XVII secolo.