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Marmo bianco lunense

Alt. massima 22,5 cm, lungh. massima 40 cm, prof. massima 26,5 cm

Fine I – metà II d.C.


Scheda opera

Fontanina

Fontanina originariamente di forma quadrangolare, come si può dedurre dal lato completo conservato e dai fianchi, di cui manca circa la metà della superficie. Persa risulta anche la parte superiore con il piano di posa, come ci mostrano le figure scolpite sui lati, conservate solo fino a metà busto.

Le quattro facce dovevano essere decorate nella parte centrale da scalette, fiancheggiate da figure stanti inquadrate da incorniciatura modanata, come si osserva sul lato interamente conservato, dove rimangono circa cinque gradini, affiancati da due figure stanti nude, probabilmente ninfe, con sostegno laterale, mentre sugli altri due lati abbiamo la presenza di satiri: uno con gambe e zoccoli caprini caratteristici di Pan, l’altro esegue un passo di danza in punta di piedi, la síkinnis, tipica dei seguaci di Dioniso e rintracciabile su numerose testimonianze scultoree e pittoriche vascolari.

Il retro frammentario ci mostra al centro l’incavo lasciato dalla piccola fistula acquaria, che attraversando il blocco portava l’acqua nel bacino centrale, che poi defluiva sulle scalette creando un effetto a cascata. Non conosciamo esattamente il percorso che doveva compiere il flusso d’acqua per la perdita di tutto il piano superiore e inferiore.

La fontanina appartiene al tipo delle fontes salientes, che conobbe notevole fortuna nel mondo romano, come testimoniano i numerosi esemplari rinvenuti in diversi contesti geografici. Abbiamo esempi a Roma conservati presso i Musei Vaticani e nel Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, inoltre ad Aquileia, in Spagna e in Francia. Tali fontane poste su basamento dovevano costituire la parte decorativa centrale di un ampio bacino rettangolare o di un impluvium, dove ricadeva e confluiva l’acqua in cascata. Esse rappresentano, come aveva pensato giustamente lo Jordan con ampio consenso, la miniaturizzazione di fontane monumentali o di ninfei a scalette, come se ne trovano in molte case a Pompei (presso la Casa della grande fontana, la Casa di Lorenzo Tiburtino, la Casa di P. Cornelio Tegete, la Casa V, III, 11, la Casa del Centenario) e ad Ostia (presso la “Domus dei Pesci”) per decorare i giardini.

Grazie ai confronti con gli altri esemplari citati conservati e per le caratteristiche stilistiche è possibile inquadrare la nostra fontanina tra la fine del I e la metà del II d.C.

 

Bibliografia di riferimento: per gli altri esemplari conservati: Musei Vaticani: Amelung W., Die Sculturen des Vaticanischen Museums, 1 vol., Berlin 1903, p.207-208 n.58a, p.207 ss.; n.170 p.289-290 tav. 29; Museo Nazionale Romano: Maddalena Cima, s.v. Fontanina, in Le Sculture I, 3, Roma 1979, pp.66-68, inv. n.674; pp. 208 – 209, inv. n.860; Aquileia: Scrinari, Sculture romane di Aquileia, 1972, p.96 n.283; Spagna: Blanco Freijeiro A., Vestigios de Cordoba Romana, in «Habis» I, 1970, p.116-119 fig.5-13; Balil A., Una fontana de Tarragona, in Boletin Arqueologico IV, 1975, p.33-36; Francia: Ad Hérault in località Le Bosc: Barroul G., Circonscription de Languedoc-Roussillon, in Gallia XXXI, 1973, p.493-494 fig.16; a Beaurpaire, E. Esperandieu, Recueil General des bas-reliefs, statues et bustes de la Gaule romaine, III vol., 1911, n.2639. Jordan H., Sulla forma di alcune fontane a Roma, in «Annali dell’Istituto di Corrispondenza Archeologica» 1867, p.398-401, tav. K 2-7 Neuerburg N., L’architettura delle fontane e dei ninfei nell’Italia antica, in Memorie dell’Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli, V, 1965, p.117, fig.130, p.122-123 fig.127, p.123-124 fig.121, p.131-134 fig.123; pp.189-190 fig.125