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Marmo bianco

Alt. 21 cm; largh. 40 cm; prof. 33cm

I – II d.C.


Scheda opera

Coronamento di ara funeraria

Coperchio di ara funeraria composto di un coronamento displuviato con frontone con quattro acroteri angolari a quarto di cerchio. I due anteriori sono decorati da due maschere teatrali pileate (alt. 9 cm), mentre gli altri presentano lateralmente due fogliette cuoriformi; il retro è lavorato a gradina. Il frontone si posa su una fascia liscia (alt. 3 cm), cui segue una modanatura (alt. 3 cm) articolata in: listello, gola diritta, gola rovescia.

Il timpano di forma triangolare, è delimitato, lungo i due spioventi, da un listello liscio. Nel campo frontonale è scolpita una corona vittata dal volume compatto, in plastico aggetto, di cui si riconoscono le foglie di alloro e le bacche; le estremità dei serti di alloro sono congiunte da due vitte solcate da leggere incisioni diagonali segmentate, che dopo aver formato un piccolo fiocco, si dispongono simmetricamente ai lati della corona con due girali occupando le estremità del timpano.

La corona è un elemento decorativo diffusissimo sulle are votive o funerarie, delle quali orna frequentemente lo spazio frontonale del coronamento, a volte come unico elemento figurato. È simbolo d’immortalità e di trionfo sulla morte e come tale è attribuito ai beati. Con la funzione di simboleggiare la vittoria si trova rappresentata sulle are funerarie di personaggi di umile origine: i trionfi terreni dei duces e degli imperatores, si realizzeranno per qualsiasi defunto nell’al di là. La lunga trasmissione e la meccanica ripetizione deve però aver accentuato il suo valore decorativo, essendo la corona adatta a riempire con le sue vittae ondulate lo spazio triangolare del frontone.

Gli pseudoacroteri angolari, in forma di quarto di cerchio, presentano maschere teatrali, caratterizzate da boccoli spioventi e copricapo orientale. Esse rientrano nel repertorio simbolico decorativo dei monumenti funerari romani, infatti si trovano frequentemente sui coperchi dei sarcofagi, sulle are, sulle urne e sulle stele: le maschere rappresentano l’immortalità dell’anima e derivano questo loro carattere escatologico dai misteri dionisiaci legati alle rappresentazioni teatrali in onore di Dioniso.

Difficile risulta un inquadramento cronologico preciso dell’esemplare, non solo per la semplificazione nella resa dei dettagli, che indicano una produzione corrente, utilizzata in ambienti sociali definiti e dalle ridotte capacità economiche, inoltre per l’adozione di una sintassi ornamentale diffusa di produzione artigianale, ma soprattutto per la sua iconografia tipologicamente standardizzata con motivi di repertorio troppo frequentemente attestati perché si possano fornire validi elementi di confronto. Comunque è opportuno specificare che il momento di maggior diffusione si registra tra il I e il II secolo d.C.