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Marmo bianco

Alt. tot. 27 cm; lato abaco 28 cm; diag. mass. 40 cm; diam. base 23 cm

Metà I d.C.


Scheda opera

Capitello corinzio di colonna

Capitello corinzio di colonna con due corone di foglie d’acanto a cinque lobi che cingono il kalathos (alt. prima corona 8,5 cm; seconda corona 16 cm; kalathos con orlo 22 cm). L’acanto presenta fogliette ogivali, separate tra i lobi da dritte zone d’ombra a goccia allungata, anche nei calici; la costa mediana è percorsa da due scanalature che divergono a Y e si avvicinano parallele verso la base con leggera incisione mediana, che nella seconda corona non percorre tutta la foglia, ma si ferma dopo la metà; i lobi, delicatamente incavati quelli mediani, presentano fogliette tondeggianti, ben distinte e delineate da leggere incisioni. Da notare che le fogliette superiori dei lobi si sovrappongono a quelle inferiori dei lobi contigui. Le cime delle foglie leggermente flesse sono spezzate.

I cauli leggermente inclinati sono cinti da un orlo convesso con incisione diagonale; da questo si formano le foglie dei calici percorse da profonde incisioni, che sostengono le volute, ora mancanti, e le elici conservate dal nastro liscio che termina con spirale a chiocciola sporgente; le elici si toccano al centro del capitello sotto il fiore dell’abaco. Una foglietta ogivale sostituisce il calice dello stelo che termina nel fiore dell’abaco (alt. 5 cm) che solo su un lato si conserva parzialmente con grosso bulbo centrale e fitti petali. L’abaco presenta gli spigoli spezzati e fratture nelle modanature. Sulla superficie superiore presenta due fori quadrati (5 x 4,5 cm e 6 x 8 cm) per i perni di fissaggio con rispettive canalette di scolo (lungh. 6,5 cm; largh. 1,8 cm; prof. 0,7 cm e lungh. 7 cm; largh. 1,5 cm; prof. 0,7 cm).

Il capitello anche se presenta alcune semplificazioni nel trattamento delle zone d’ombra a gocce verticali, mostra un’attenta ricerca di plasticità nelle leggere concavità dei lobi mediani e conserva eleganza nella resa stilistica. Pertanto si può inquadrare nella metà del I d.C. per l’individuazione di influssi dell’età giulio-claudia, come la cura e la delicatezza dell’ornato nella sobria esecuzione.