Marmo bianco
Alt. massima 47 cm, diam. inferiore 40 cm; largh. abaco massima 47 cm
Età augustea (fine I a.C. – inizio I d.C.)
Capitello corinzio di colonna
Capitello corinzio di colonna con due ordini di foglie d’acanto (alt. della prima corona 14 cm; della seconda corona 26 cm) che presentano il tipico motivo augusteo: i lobi di una medesima foglia si uniscono con quelli inferiori formando il motivo di un cerchietto, più o meno ovale, seguito da un triangolo e questo a sua volta da un altro triangolo più grande e con il vertice superiore aperto; si viene così a creare un gioco di chiaroscuri che anima la superficie del capitello. La foglia d’acanto è piuttosto morbida con i lobi distinti in cinque o più fogliette ancora lanceolate e percorsa da un leggero solco mediano; ancora, infatti non è avvenuta la completa trasformazione in fogliette con l’estremità arrotondata, caratteristica dell’acanthus mollis, presente nei capitelli corinzi di età imperiale. La costa centrale è limitata da due scanalature poco profonde ad arco che, insieme a due incisioni leggere centrali, si svasano verso l’alto.
Sono ben distinguibili le quattro lunghe fogliette oblique accostate, separate da sottili incisioni, che compongono i caulicoli; questi sono ben serrati tra le foglie del secondo ordine e terminano con un orlo liscio diviso da un solco orizzontale. Lo stelo del fiore dell’abaco nasce da un calice a forma di foglietta liscia con leggero solco mediano, mentre su un altro lato doveva assumere l’aspetto di una palmetta per la presenza di tracce di incisioni parallele.
Si conserva solo una coppia di elici convergenti, che presentano la sezione leggermente concava, serrate sotto l’abaco e terminano con la consueta spirale, probabilmente con un foro al centro, come ne rimane traccia; mentre le volute esterne sono spezzate. Completamente mancante è l’abaco con le sue modanature e fiore, per le notevoli fratture. Il capitello corinzio, di buona resa stilistica è facilmente inquadrabile in età augustea, per le sue peculiari caratteristiche stilistiche, facilmente confrontabili con altri esemplari ostiensi e di Roma stessa.