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Marmo pentelico

Alt. 50 cm

Prima metà I a.C.


Scheda opera

Capitello a calice di colonna (I)

Capitello a calice di colonna di tipo greco in marmo pentelico, di cui è presente nella Collezione M. un altro esemplare identico, provenienti dal medesimo contesto. Esso risulta diviso in due zone: nella parte inferiore liscia del kalathos, che raggiunge la metà dell’altezza complessiva, si dispone una corona di otto foglie d’acanto di tipo asiatico spinoso (alt. 20 cm), ben distinte le une dalle altre. Esse presentano una nervatura centrale liscia ben delineata e delimitata da due sottili incisioni; da essa si dipartono i lobi costituiti da fogliette distinte da incisioni che divergono nel tratto superiore e caratterizzati al centro da morbide depressioni conferendo maggiore plasticità e naturalezza alla foglia. L’ultima foglietta del lobo inferiore si avvicina unendosi alla prima di quello superiore contiguo, senza sovrapporsi e dando luogo a zone d’ombra a forma di occhi oblunghi, come gocce, leggermente inclinate rispetto alla costolatura centrale. Le cime sono flesse, tre risultano spezzate. L’acanto acquista nel nostro esemplare un morbido volume plastico e risulta di estrema eleganza formale nella cura dell’esecuzione.

Nella parte superiore la superficie del kalathos è scandita da una serie di foglie d’acqua di forma lanceolata ben delineate (alt. 37 cm), che incurvano leggermente in alto le punte arrotondate; esse presentano il margine e la parte mediana sottolineate da due incisioni sottili e parallele, che ne sottolineano la forma.

 Nell’ambito di questa categoria di capitelli, definita prima dal Fiechter ( in Das Dionysos-Theater in Athen, III, Stuttgart 1936) come di “Blattekelchkapitelle”, C. Börker (in Blättkelchkapitelle, Berlin 1965) distingue il tipo greco, più comune, a cui apparterrebbero i nostri esemplari, dal tipo asiatico che sostituisce le foglie lisce d’acqua con una fitta serie di strigilature, in genere ventiquattro.

Un elemento da evidenziare, che caratterizza il capitello in coppia con l’altro esemplare identico, consiste nella sua forma angolare, infatti presenta due lati dell’abaco (alt. 7 cm) rettilinei e lisci e altri due lavorati con i lati curvi e fiore dell’abaco centrale sporgente dalla forma di parallelepipedo (alt. 7 cm; largh. 11 cm; prof. 7 cm); risulta una lavorazione completa e accurata dell’intero kalathos, come era usuale nel mondo greco. Presenta nella parte superiore dell’abaco un foro quadrato centrale di perno e due canalette di scolo parallele e rettilinee ai lati dell’abaco.

Evidente è il carattere greco del capitello a calice in esame, sia per la resa stilistica e plastica, sia per il marmo utilizzato e ne può essere anche ipotizzata una cronologia intorno al I a.C. Questa categoria di capitello è presente soprattutto in Grecia orientale, in Attica e nella provincia orientale del nord Africa, come nella città di Leptis Magna. Non è da escludere che l’esemplare insieme all’altro capitello identico, provengano proprio dall’Attica, se non da Atene stessa e in modo particolare dall’Agorà. Un esempio illustre di utilizzo del capitello a calice è il celebre monumento della Torre dei Venti, situato nell’Agorà romana di Atene ed eretto intorno al I secolo a.C.

Varrone e Vitruvio, che ne attribuiscono l’esecuzione ad Andronikos, originario di Kyrros nella Siria, ci raccontano che la Torre era in realtà un orologio ad acqua, che sulla sommità recava un’insegna girevole in bronzo a forma di tritone indicatore della direzione dei venti. L’edificio, in marmo pentelico, presenta una pianta ottagonale, con un tetto piramidale e due accessi colonnati a nord-ovest e a nord-est, con capitelli a calice angolari sui pronai di ingresso, come mostra l’incisione dal Dizionario d’ogni Antichità e Mitologia del Romani Peracchi (Firenze 1826) con la ricostruzione grafica della Torre dei Venti desunta dal lavoro di James Stuart della fine del ‘700, che vide ancora in situ i capitelli. Inoltre al British Museum è conservato un capitello a calice proveniente dalla collezione di Lord Elgin e, quindi, probabilmente dal monumento di Andronikos.

L'ipotesi di identificazione del contesto di ritrovamento con la Torre dei Venti di Andronikos, va tenuta in considerazione in attesa di altre ipotesi per il carattere greco dei due capitelli a calice analizzati, per la resa stilistica e plastica e per il marmo utilizzato e ne conferma la cronologia intorno al I a.C.