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Marmo bianco Alt. 60 cm; Lungh. 219 cm; Prof. 64 cm; Coperchio Alt. 40 cm Seconda metà III d.C.


Scheda opera

Sarcofago strigilato e coperchio con geni stagionali

Sarcofago a cassa rettangolare con fronte e fianchi decorati, retro sbozzato e fascia in basso levigata. La fronte, delimitata in alto e in basso da un bordo liscio, è decorata a cinque scomparti: presenta due serie contrapposte di strigliature doppie a dorsi acuti, convergenti verso il centro, dove si trova il clipeo modanato con il busto del defunto. Il busto maschile in posizione frontale, indossa tunica e toga, dal cui sinus escono quattro dita della mano destra a stringere un lembo della vaste, mentre la mano sinistra alzata sul fianco regge un volumen; il volto è soltanto abbozzato.

Al di sotto dell’imago clipeata, inquadrata tra due listelli laterali, troviamo la rappresentazione di due eroti stagionali nudi e alati speculari con al centro un cane. Entrambi si presentano di tre quarti con il capo proteso verso l’alto e un’ala spiegata, mentre la gamba portata avanti è fortemente flessa; si differenziano solo negli attributi, l’uno un coniglio e l’altro il frutto della terra, che li identificano, appunto come geni stagionali. Il rilievo si presenta alto e profondo, caratterizzandosi per una resa formale accurata e fortemente chiaroscurata. La superficie è fittamente solcata dal trapano corrente, visibile in fori e in canaletti.

Le due estremità della fronte sono occupate da stretti pannelli in cui compaiono, in posizione speculare l’uno all’altro, ancora due geni stagionali nudi con mantello fermato sulla spalla, alati e con corpi dalle morbide forme infantili. Essi sono stanti con una gamba portante, l’altra scartata lateralmente e si volgono verso il volto del defunto al centro del sarcofago, tenendo in alto l’uno una cornucopia e l’altro un coniglio e simboleggiando così le stagioni della Primavera e dell’Autunno. Interessante risulta l’analisi dei volti di questi geni per cercare di inquadrare cronologicamente il nostro esemplare. Il viso si presenta di forma tondeggiante con un’ampia fronte, lunghe sopracciglia arcuate costituite da sottili costolature, occhi grandi e allungati con palpebra ben rilevata; il naso, che presenta frattura, ha le narici segnate dal trapano, la bocca dalle labbra carnose, il mento e zigomi evidenti. I capelli sono appiattiti sul capo con un liscio ciuffo legato e rialzato sulla fronte che va ad appoggiarsi superiormente sul listello aggettante, mentre il resto della capigliatura scende ai lati del volto con ciocche lunghe e morbide, evidenziate da profondi solchi di trapano collegati da archetti, e riccioli chioccioliformi all’altezza delle guance. Le figure di questi geni alati sono confrontabili con altre somiglianti nella resa formale accurata e in alcuni elementi stilistici, quali il trattamento e la tipologia dell’acconciatura, delle sopracciglia e della forma degli occhi, la resa del chiaroscuro senza abusare del trapano, e sono inquadrabili cronologicamente intorno all’età gallienica (240-270 d.C.). Invece, Hanfmann posticipa ulteriormente la datazione, inquadrando i sarcofagi con figure di geni che sostengono animali morti o cornucopie nell’ambito dell’inizio del IV secolo d.C. Il retro della cassa è lavorato a gradina.

I fianchi del sarcofago sono entrambi decorati dalla figura di un grifone a corpo leonino in rilievo basso, ma con un’ottima resa e attenzione ai dettagli. I grifoni con testa e ali d’aquila, cresta e bargigli, sono rappresentati accucciati sulle gambe posteriori, di profilo, con la coda sollevata e sono rivolti verso la fronte della cassa.

Nell’ambito della classe dei sarcofagi strigliati il pezzo in esame appartiene al gruppo forse più numeroso, con partizione della fronte in un campo centrale con imago clipeata e motivo sottostante di vario genere, due campi strigliati ed infine due pannelli laterali figurati . Ben documentati sono alcuni elementi iconografici di questo esemplare nel repertorio dell’arte funeraria del III secolo d.C.: eroti e geni con attributi stagionali, così come abbiamo analizzato, i grifoni sui fianchi e il trattamento della superficie nell’ampio uso del trapano e nel profondo rilievo che quasi sembra staccare le figure dal fondo.

Il coperchio è piatto e presenta un’alzata anteriore con decorazione entro due listelli leggermente aggettanti, mentre il retro è liscio. Il rilievo mostra le figure di quattro geni stagionali, caratterizzati dai loro rispettivi attributi. Essi stanno a coppia semisdraiati in posizione speculare ai lati di una tabula epigrafica non iscritta con cornice quadrata modanata, che divide la superficie in due campi figurati. Interessante per un inquadramento cronologico risulta l’analisi dei volti, che si presentano con caratteristiche simili a quelli dei geni ai lati della cassa per il trattamento dei lineamenti, per l’ampia fronte, la capigliatura con riccioli abbondanti, ma gli occhi sono più allungati e incavati nelle orbite con palpebra rilevata ed inoltre iride e pupilla sono forati, elementi assegnabili all’età post-gallienica, nella fase iniziale del decennio 270-280 d.C. Le quattro figure maschili vestono un corto chitone manicato ed una clamide che avvolge il petto e scende dietro le spalle, mentre ai piedi portano calzari chiusi fino a sopra la caviglia; semisdraiate, hanno il torso di prospetto e le gambe di profilo, una tesa, mentre l’altra è piegata e accavallata in modo alternato; specularmente hanno il gomito appoggiato su un rialzo roccioso, trattenendo ciascuno un attributo diverso, mentre l’altro è disteso in avanti, leggermente in alto, a toccare i diversi frutti staglionali, che fuoriescono da un alto canestro troncoconico di vimini, che la figura tiene appoggiato sul ginocchio flesso sollevato. Per ogni genio variano gli attributi e gli animali, di cui risulta interessante l’analisi. Iniziando dalla prima coppia a sinistra abbiamo il genio che rappresenterebbe l’Inverno , poiché tiene nella mano destra una canna palustre e gli è accanto un cinghiale, riconoscibile per il fitto pelame e le zanne, mentre nel canestro dovevano trovarsi i frutti stagionali, oggi perduti, mentre di fronte troviamo la Primavera, infatti il genio sostiene una pianta nella mano sinistra, nel canestro sono raccolti i fiori, ben delineati dai forellini del trapano, ed è in compagnia di un cervo. Nella seconda coppia si dovrebbe riconosce l’Estate nel genio con pedum e canestro ricolmo di frutti sferici anche se è affrontato da una pantera assimilabile, invece, solitamente all’Autunno; infine l’Autunno, chiaramente individuato nel genio con falcetto e spighe nel cesto troncoconico ed è affrontato da un toro, utilizzato nella lavorazione dei campi. Il rilievo si presenta ben delineato, profondo, netto e dall’effetto plastico di esecuzione corrente; sono visibili numerosi forellini di trapano, ad evidenziare l’effetto chiaroscurale di capelli e chiome ferine.

Il nostro esemplare rientra nella tipologia di coperchi molto diffusa per la scena rappresentata con i quattro geni stagionali semisdraiati a coppie speculari con i loro rispettivi attributi, anche se spesso conservati in stato frammentario . La produzione di queste alzate con geni maschili di aspetto adulto appartiene ad una fase avanzata (dal 270 a.C. per l’Hanfmann; dal secondo quarto del secolo con sviluppo maggiore in età tardogallienica per il Kranz) e successiva a quella caratterizzata da figure femminili, le Horai.

Quindi, sia per l’iconografia presente sulla cassa che sul sarcofago, sia per la resa del rilievo molto profondo, l’uso del trapano nella ricerca di effetti chiaroscurali, è possibile inquadrare cronologicamente il nostro esemplare intorno alla metà del III secolo d.C. in età gallienica o poco dopo (280 d.C.)

 

BIBLIOGRAFIA di RIFERIMENTO: Hanfmann G.M.A., The Season Sarcophagus in Dumbarton Oaks, I vol., Cambridge 1951, fig.69-70 n.515; Delplace Ch., Le griffon de l’archaisme à l’époque impériale. Etude iconographique et essai d’interprétation symbolique, Bruxelles-Rome 1980, p.309 ss.; Koch G. – H. Sichtermann, Römische Sarkophage, in Handbuch der Archäologie, 3, München 1982 p.75, fig.2, 10; idem, Die Jahreszeiten – Sarkophage, in ASR (Die antiken Sarkophagreliefs) V, 4, Berlin 1984, pp.83ss., 261 s., nn.414-521; Franz P., Die Jahreszeiten – Sarkophage, in ASR (Die antiken Sarkophagreliefs) V, 4, Berlin 1984, p.220, n.132, tav.54, 2, sarcofago dal Louvre datato nel 240 d.C.; p.203ss. n.67, tav.43,1 altro sarcofago dal Louvre datato nel 270 d-C.; Sapelli M., s.v. Frammento di sarcofago con testina di genio, (inv. n.51782) in Museo Nazionale Romano, vol.I/10, Roma 1988, p. 87-88; idem, Due frammenti di sarcofago con genio stagionale, (inv. nn.115723-24) in Museo Nazionale Romano, vol.I/10, Roma 1988, p.165-168.