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Basalto

Alt. 74 cm; largh. 80,6 cm

II-III secolo d.C.


Scheda opera

Lastra di sima con gocciolatoio a protome leonina

Lastra di sima con protome leonina, fratta in corrispondenza dell’angolo inferiore destro e scheggiata lungo i margini. Nei due terzi inferiori la sima presenta un profilo rettilineo, mentre nella parte superiore si incurva in un ampio cavetto per poi terminare con una fascia intagliata con kyma ionico; questo è formato da ovuli appuntiti, contenuti in sgusci alquanto appiattiti e intervallati da lancette dal dorso ugualmente appiattito. Al di sotto del kyma ionico e per tutta l’altezza, la lastra è occupata da una grande testa leonina. L’animale presenta una folta criniera lavorata in larghe ciocche che ricadono ai lati del muso incorniciandolo, e che sono profondamente e fittamente incise da solchi di trapano corrente. Il muso, reso con buon plasticismo, è caratterizzato da un’accentuata espressione di ferocia e da un certo patetismo: le fauci sono aperte, contratte e mettono in evidenza la poderosa dentatura dell’animale; i muscoli facciali, il naso e le guance sono anch’essi contratti e resi con masse sporgenti; la fronte e le sopracciglia aggrottate ombreggiano gli occhi fortemente incassati, ma comunque globulari e sporgenti, con iride rotonda incisa e con il perimetro schematicamente sottolineato da un solco di trapano che accentua la fissità dello sguardo. La peluria delle sopracciglia è movimentata da brevi tratti di scalpello, mentre le rughe della fronte, del naso e delle guance sono rese in maniera piuttosto astratta mediante solchi e incisioni. All’interno delle fauci è stato praticato un ampio foro per la fuoriuscita delle acque di scolo. Il gocciolatoio a protome leonina è un motivo ampiamente diffuso in tutta l’architettura antica, che rimonta alle decorazioni fittili di età arcaica e che prosegue, senza soluzione di continuità, nell’architettura litica di tutto il periodo imperiale sino alla tarda antichità. Dal punto di vista stilistico, ovvero per l’abbondante uso di trapano nella resa della criniera e per il trattamento del muso con masse sporgenti, il nostro pezzo si avvicina alle realizzazioni delle officine microasiatiche attive fra la fine del II e la prima metà del III secolo d.C., mentre la qualità della pietra impiegata lascia supporre una provenienza dalla parte sud-orientale del bacino del Mediterraneo. Infatti, presso molte città antiche della Siria e della Giordania (Bosra, Umm al Rasas, Qasr Azraq, ecc) esistevano ampie coltivazioni di basalto che, di conseguenza, veniva largamente utilizzato per la realizzazione di interi partiti architettonici.