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Marmo bianco

Inizio - prima metà del II secolo d.C.


Scheda opera

Capitello corinzio di colonna

Capitello corinzio di colonna il cui kalathos è rivestito per due terzi da due corone di otto foglie d’acanto, articolate in cinque lobi. Questi sono distinti da profonde scanalature verticali e non dalle consuete zona d’ombra, le quali si trovano infatti astrattamente posizionate a ridosso della foglietta interna del lobo inferiore e sulla costolatura mediana, ai lati di una sottile incisione che, nel caso delle foglie della seconda corona, giunge sino a metà della foglia sottostante; le zone d’ombra hanno forma ovale allungata e sono ottenuti con una coppia di fori di trapano. I lobi sono articolati in tre fogliette lanceolate con punta arrotondata e sono debolmente divisi da leggere incisioni; la cima della foglia, piuttosto corta, si inflette morbidamente. I caulicoli, dall’andamento obliquo, presentano il fusto solcato da solchi verticali e l’orlo a sepali rovesciati, maldestramente ottenuto con una coppia di incisioni curvilinee. Dai caulicoli nascono le foglie del calice, serrate e con la piccola punta arricciata a sostenere elici e volute; queste sono formate da un nastro piatto che si avvolge in una piccola spirale serrata. L’abaco è ornato da un fiore con largo pistillo a serpentina, sorretto da una foglia a linguetta che nasce alle spalle della foglia mediana della seconda corona. L’esemplare presenta una lavorazione alquanto sommaria, percepibile nel tracciato incerto, talvolta addirittura vacillante delle incisioni che, soprattutto nel caso dei caulicoli e delle pagine delle foglie, sono segnate in maniera piuttosto astratta e con poca organicità. I passaggi di piano, marcati da rozze incisioni, tradiscono ugualmente una realizzazione piuttosto frettolosa. Le proporzioni, l’impostazione e la struttura generale sono ancora nel solco della tradizione giulio-claudia, mentre il tipo di acanto con solchi verticali, relativa rigidità e zone d’ombra anch’esse verticali rimanda a un orizzonte cronologico più tardo, ed è vicino agli esemplari prodotti a cavallo fra la fine del I secolo e la prima metà del II secolo d.C. In particolare, l’acanto trova confronti con la serie traianea di capitelli del teatro di Merida, con alcuni esemplari di inizio II secolo da Ostia e, specificatamente per il dettaglio delle zone d’ombra poste sulla costolatura mediana ai lati di un’incisione, con gli esemplari in opera nelle Terme dell’Eliocamino a Villa Adriana. Il capitello è quindi databile in età traianeo-adrianea, e comunque entro la prima metà del II secolo d.C.