Marmo bianco Alt. 50 cm; largh. 54 cm Esemplare antico (II secolo?) con rilavorazioni moderne
Capitello corinzio di colonna
Capitello corinzio di colonna con due corone di otto foglie d’acanto di tipo spinoso. Le foglie presentano una costolatura centrale piatta e rilevata, sottolineata da profondi solchi di trapano, e i lobi divisi da lunghe zone d’ombra a goccia e articolati in tre fogliette aguzze, percorse da incisioni mediane che conferiscono loro un profilo a V. La sagoma di sfondo delle foglie non è stata completamente ribassata e, specialmente nel caso della seconda corona, rimane pertanto visibile al di sotto dell’articolazione della foglia stessa. Ai lati della foglia centrale si dispongono i caulicoli che presentano ornamentazioni diverse sulle quattro facce: su un lato hanno uno spesso orlo liscio e sono percorsi da incisioni cuspidate con andamento a spirale, su due lati sono rivestiti da baccellature appiattite che terminano con un orlo polilobato, mentre sull’ultimo sono addirittura diversi fra loro, avendo uno la medesima ornamentazione del lato precedente e l’altro uno stretto orlo liscio e fusto ugualmente liscio. Volute e elici sono formate da uno spesso nastro piatto che si avvolge in piccole spirali lavorate in discreto aggetto; l’abaco è intagliato con un listello e una fascia liscia ed è ornato da un fiore posto di profilo con lunghi petali che si originano da un bottone semicircolare; su un fianco il volume del fiore è stato resecato e sulla nuova superficie è stata iscritta la data 1662.
Nel complesso l’esemplare presenta una lavorazione piuttosto dura e schematica, con piani profondamente distinti per mezzo solchi di trapano e astratte ombreggiature ottenute praticando fori di trapano in corrispondenza di alcune fogliette. Si tratta di una lavorazione che non trova diretti riscontri nei manufatti antichi, al pari della diversa ornamentazione dei caulicoli e soprattutto di quella con motivo a spirale ottenuto mediante incisioni a sezione cuspidata. Poiché la data incisa su un fianco dell’abaco testimonia senza dubbio di una rilavorazione avvenuta in età moderna, esiste la possibilità che le peculiarità stilistiche appena discusse vadano riferite proprio a questo intervento, cosa che potrebbe spiegare anche i cospicui avanzi delle sagome di sfondo visibili al di sotto delle foglie.
Dati i pesanti rimaneggiamenti subiti, è oggi difficile individuare l’originario ambito cronologico dell’esemplare, tuttavia le proporzioni generali, le dimensioni e l’andamento delle volute e delle foglie del calice, ancora espanse slanciate e ben proporzionate, lasciano ipotizzare una primitiva realizzazione attorno al II secolo d.C.