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99 x 74 cm
Olio su tela


Scheda opera

Capriccio con rovine antiche e figure

Il soggetto
Questo dipinto è un magnifico esempio di “Capriccio” settecentesco, ovvero la raffigurazione di un paesaggio immaginario liberamente concepito dalla fantasia del pittore in cui erano inseriti edifici del tutto inventati o realmente esistenti ma avulsi dal loro contesto geografico originale. Un genere che ebbe molta fortuna fin dal tardo Seicento in cui l’unico fine era quello di stimolare la fantasia, attraverso la creazione di un ambiente onirico senza tempo, lontano dalla realtà quotidiana.


Il dipinto

Il dipinto è firmato da Pietro Cappelli (P.ro/Cappelli f.). Le vicende biografiche di questo artista non sono state del tutto approfondite. È tuttora incerto l’anno della sua nascita, avvenuta comunque a Roma, mentre c’è più sicurezza nell’indicare il 1724 come anno della sua morte, a Napoli. Nel secondo tomo de “Le vite di pittori, scultori e architetti napoletani”, una raccolta di biografie redatta nel 1743 da Bernardo de Dominici, viene riportata una breve descrizione di Pietro Cappelli: “

 

(…) Sua natura inquieta e maledica, grande prontezza nel disegnare e dipingere architetture (...)”

 

E questa sua celebrata abilità viene ben espressa in questa tela dove riesce a creare una magnifica contrapposizione tra l’immobile maestosità (ma al contempo anche la caducità) delle antiche rovine e il brulichio vivace delle attività umane che avvengono all’ombra di questi segni del passato. Cappelli imposta la disposizione delle architetture col fine di creare una sorta di quinta teatrale, all’interno della quale concentrare il raggio d’azione dei personaggi, che essendo di estrazione popolare e intenti nelle loro attività quotidiane, conferiscono al dipinto anche un vago sapore di “idilliaca bambocciata”.