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Pietra calcarea

Alt. 33 cm, largh. 87 cm, prof. 61 cm

II d.C.


Scheda opera

Capitello figurato

Grande frammento di capitello figurato, di cui si conserva solo una metà circa e le volute angolari e le figure sono scheggiate. È caratterizzato dalla presenza di una testa di Gorgone (con le ali protese indietro sulla fronte e i serpenti che ricadono lungo il collo) su un lato e sull’altro della personificazione di Tyche (che indossa una corona scheggiata raffigurante le mura di una città). Entrambe le teste sono scolpite ad altorilievo e hanno lineamenti somatici del volto e trattamento stilistico simili tra loro: come il profondo rilievo delle sopracciglia, che conferiscono alle figure un’espressione corrucciata, le labbra dischiuse e gli occhi spalancati.

Quest’espressione, cosiddetta “patetica”, apparve per la prima volta in rappresentazioni della Gorgone durante il periodo Ellenistico (323-30 a.C.) in particolare nella Grecia orientale. La sua presenza anche nella figura di Tyche, indica un elemento stilistico unificante.

Anche simbolicamente le due figure sono legate, poiché sia la Gorgone che la Tyche, erano nel mondo antico figure tutelari. L’immagine della Gorgone si ritrova sui templi, sulle corazze e persino sui gioielli come apotropaion, ovvero un elemento di protezione, che doveva intimorire e scacciare il male. Tyche, dea della fortuna, veniva invocata dai devoti per ottenere favori personali. Sebbene qualora sia rappresentata con la corona a forma di cinta muraria sul capo, come nel nostro esemplare, ella rappresenti la personificazione di una città, a cui assicura prosperità e benessere.

I capitelli figurati potevano essere decorati con figure di animali reali o mitologici, di divinità o personificazioni in alto rilievo. Un esempio sono i capitelli del Foro di Augusto a Roma, nei quali il cavallo alato Pegaso prende il posto delle volute angolari. Più comunemente, figure intere o a mezzo busto venivano messe nell’asse centrale del capitello, come nel nostro esemplare, e le loro teste si appoggiavano sull’abaco, sostituendo i fiori emergenti dalla modanatura.

La produzione del nostro esemplare si può collocare nelle Provincie greco orientali dell’Impero romano, come l’Asia Minore o la Palestina, intorno alla metà del II d.C.