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Marmo bianco

Prima metà II d.C. (età adrianea)


Scheda opera

Capitello corinzio di colonna

Capitello corinzio di colonna di notevole eleganza formale e raffinatezza nell’incisione. Il suo kalathos cilindrico è caratterizzato da un orlo profilato con i lati molto arcuati su cui si svolgono due corone di otto foglie d’acanto a cinque lobi, separati da zone d’ombra verticali a forma di goccia, ottenuti con il trapano, con fogliette (quattro nei lobi mediani e tre in quelli inferiori) lunghe e ovali, delineate da sottili incisioni. Le foglie della prima corona presentano una leggera incisione centrale limitata da due solcature più profonde che si svasano verso la base e verso alto nel lobo centrale, altri due solchi laterali si svasano subito allargandosi nei lobi e formando una cavità a cucchiaio, che conferisce morbidezza e plasticità alla foglia. Nella seconda corona, di altezza superiore alla metà del capitello, le foglie presentano una leggera incisione centrale che arriva sottile fin quasi alla base, mentre i due solchi laterali si fermano a poco più di metà foglia. Evidente risulta, quindi, la notevole ricercatezza formale e plastica della decorazione vegetale.

I cauli, leggermente obliqui, hanno profonde scanalature parallele e sottili che giungono fin sotto all’orlo, sul quale di delinea una delicata coroncina di sepali; i calici hanno lunghe foglie d’acanto raccolte, che delineate da profonde incisioni oblique e zone d’ombra a forma di goccia, sorreggono le elici e le volute. Queste sono a sezione leggermente concava e delimitate da leggere incisioni parallele al loro margine, che proseguono nelle spirali lievemente aggettanti, come mostra l’unica voluta conservata. Di notevole perizia tecnica risulta lo sporgersi della voluta con profonde cavità tra il kalathos liscio e il loro nastro che obliquo sorregge gli spigoli dell’abaco creando un equilibrato gioco prospettico e volumetrico.

Lo stelo, che presenta un leggero restringimento alla base e piccoli solchi verticali, si alza da un calicetto composto da due foglie aperte, ben delineate e termina con il fiore dell’abaco, ben conservato, a forma di grossa margherita dai fitti lunghi petali e una serpentina nel mezzo.

L’orlo inclinato del kalathos è molto sporgente rispetto alla parte mediana dei lati molto arcuati dell’abaco, che risulta fortemente profilato da cavetto e ovulo liscio. Si nota che il capitello presenta probabilmente delle lettere o caratteri alfanumerici incisi capovolti sul cavetto da leggere: M V I I

Anche a Ostia alcuni capitelli presentano lettere incise sulla gola dei lati dell’abaco di capitelli corinzi, mentre nei capitelli corinzieggianti della Piazza d’Oro di Villa Adriana sono scritte sulla superficie dell’abaco. Così come nel nostro esemplare le lettere sono rovesce, poiché potrebbero indicare il nome abbreviato dell’operaio che aveva eseguito la lavorazione del pezzo, quando era appunto capovolto. Da sottolineare che tutti i capitelli ostiensi, in cui compaiano le sigle abbreviate, risalgono alla prima metà del II secolo e all’età adrianea. Oppure potrebbe trattarsi di caratteri alfanumerici per un qualche sistema di conteggio del reperto.

Il nostro esemplare risulta, quindi, caratterizzato dalla presenza di tutti gli elementi canonici del capitello corinzio ben proporzionati nello spazio e stilisticamente evidenzia una lavorazione molto accurata, elegante, un delicato plasticismo dei lobi delle fogliette, dello stelo e del fiore dell’abaco; il disegno è reso con grande maestria. Esso rientra nella tipologia di capitelli che comparve a Roma in epoca flavia (Domus Augustana, nella Basilica e nel Peristilio) e che continuò a diffondersi nei primi decenni del II secolo d.C. in età adrianea, sempre con la medesima predilezione per i forti intagli e la ricerca al chiaroscuro, sempre con un’attenzione al dettaglio.