Archeologia | Scultura | Statuaria | Frammento di Afrodite con delfino | Descrizione opera

Marmo bianco

Alt. 62 cm, largh. 30 cm, prof. 23 cm

Fine I – II d.C.


Scheda opera

Frammento di Afrodite con delfino

Frammento di scultura femminile nuda rappresentante Afrodite con delfino, di cui conserviamo solo una parte del busto dalla vita fino al ginocchio della gamba sinistra. Essa appartiene alla famiglia delle statue raffiguranti le cosiddette “Afroditi pudiche” e risulta essere una replica del tipo Medici, denominata così dall’esemplare conservato nella Galleria degli Uffizi , firmato dal copista ateniese Cleomene figlio di Apollodoro (I sec. a.C.). 

Gli elementi che portano all’identificazione, pur nella frammentarietà dell’esemplare, sono ben rintracciabili nelle peculiari caratteristiche della divinità: la gamba sinistra è portante, mentre la destra con il ginocchio flesso doveva essere scartata leggermente indietro, le braccia erano flesse in avanti a coprire la nudità, come nel tipo Capitolino di Cefisodoto, con la destra al petto e la sinistra al pube. Infatti nella nostra scultura è rintracciabile il segno dell’attaccatura del braccio che passava dinanzi all’inguine.

Verrebbe, così scartata la possibilità che si tratti, invece, di una replica l’Afrodite Anadiomene con delfino che portava in alto le braccia tenendo le ciocche di capelli bagnati al momento della nascita dai flutti. Diversamente dalla Cnidia e dal tipo Capitolino, che avevano accanto a sé come sostegno un’hidria, nel tipo Medici troviamo la presenza del delfino, così come nella nostra copia che mostra aderente alla coscia della divinità un frammento di pinna della coda del cetaceo. Scompare, quindi, il riferimento al bagno e viene ricordata e celebrata la nascita della dea dalla spuma del mare. La nudità diviene fine a se stessa nella celebrazione della bellezza femminile.

Nella nostra replica sono ben rese le forme anatomiche ed evidente è la morbidezza dell’incarnato, che indica la giovinezza della divinità e la sua delicata femminilità senza eccessi; anche le gambe strette nel gesto istintivo di riservatezza sembrano snellirsi verso il ginocchio come avviene nel tipo Medici.

L’originale greco pur collegandosi all’arte prassitelica, risente dello stile di altri artisti operanti nel IV sec. a.C. e risalirebbe ai primi decenni del III secolo a.C., mentre la nostra replica romana è collocabile intorno alla fine del I – II secolo d.C. .