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Africano

alt. 183 cm; diam. sommoscapo 45 cm; diam. intermedio 47cm.

Età imperiale (II-III d.C.)


Scheda opera

Fusto liscio di colonna

Fusto liscio di colonna ricavato da un unico blocco di africano, mancante della parte bassa del fusto con l’imoscapo. Il blocco di marmo di pregiata qualità, presenta clasti di colore bianco sporco e altri di dimensioni maggiori di color rosso sangue intenso, immersi in un cemento di color grigiastro. La superficie risulta percorsa da scheggiature e abrasioni. Si conserva il sommoscapo con toro superiore (alt. 2,8 cm, sporge di 1,5 cm), tondino (alt. 0,8 cm) e cavetto (alt. 1,5 cm, sporge di 1 cm). A Roma le colonne eseguite in africano ebbero un ampio impiego a partire dalla tarda età repubblicana sino a tutta l’età imperiale. L’Africano così chiamato dagli scalpellini romani semplicemente per i predominanti toni accesi e i violenti contrasti cromatici, viene ormai identificato dallo Gnoli con il Marmor luculleum dalle cave collocate in Asia Minore nei pressi di Izmir. L’Africano, uno dei primi marmi colorati introdotti a Roma fin dall’età precesariana, ebbe il momento di più intenso utilizzo nel periodo compreso tra Augusto e gli Antonini: ancora all’epoca di Diocleziano esso ricorre nell’Editto dei prezzi come uno dei marmi più costosi. Lo troviamo adoperato in colonne, come ad esempio nel secondo ordine della cella del tempio di Apollo Sosiano, in lastre decorative e in soglie, come nella fase antoniniana del Capitolium di Ostia.