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Marmo bianco Alt. 68 cm; lato abaco 70 cm; diam. inf. 48 cm Fine V - inizi VI secolo (con rilavorazioni di epoca medievale)


Scheda opera

Capitello corinzio bizantino

Capitello corinzio con kalathos (alt. 56 cm) rivestito da due corone di otto foglie d’acanto spinoso di tipo bizantino (alt. prima corona 29 cm; della seconda 54 cm) . La foglia presenta una costolatura mediana rilevata, che nella parte inferiore della pagina si biforca in un’ampia svasatura, e i lobi, divisi da zone d’ombra a goccia, formati da tre fogliette aguzze, solcate da una profonda incisione mediana che conferisce loro un profilo sagomato a V. Le fogliette dei due lobi inferiori di ciascuna foglia si toccano, creando una serie di figure geometriche che, dal basso verso l’alto, hanno la forma di un piccolo occhiello a goccia, un rombo, un ampio triangolo e quindi di un altro rombo. Ai lati della foglia centrale restano minime porzioni delle foglie del calice che in origine sostenevano le volute, ma che successive rilavorazioni hanno quasi del tutto obliterato. Infatti, tutta la parte superiore del capitello mostra evidenti segni di interpolazione: in corrispondenza del margine superiore del kalathos si osserva un piano ribassato, con tracce di una subbia usata di punta, che appunto recide le foglie del calice e marca nettamente il passaggio con la superficie su cui sono intagliate le volute. Queste si dispiegano ai lati del grosso fiore centrale con un andamento orizzontale che denuncia la perdita di qualsiasi significato strutturale, e sono realizzate mediante rozze incisioni, con una lavorazione in netto contrasto con quella accurata e particolarmente approfondita del fogliame. Per quanto attiene al rivestimento del kalathos, ovvero al tipo di acanto, l’esemplare si inserisce a pieno titolo nella nutrita serie di capitelli prodotti fra la fine del V e l’inizio del VI secolo dalle officine costantinopolitane ed esportati in tutti i maggiori centri del Mediterraneo. Fra questi, a titolo esemplificativo, si possono citare due capitelli nella Chiesa di S. Maria Diaconissa e almeno tre reimpiegati nelle cisterne di Costantinopoli, diversi esemplari al Museo di Alessandria d’Egitto, uno reimpiegato nella Moschea di Amr Ibn el-As al Cairo, nonché molti pezzi in opera nella Basilica di S. Marco a Venezia. Un confronto particolarmente utile è infine offerto da un capitello presso la Chiesa di S. Nicola a Bari, che è ancora un prodotto dalle stesse officine orientali ma che, intorno al XI secolo, ha subito la rilavorazione della parte superiore, dove compaiono ora coppie di volute rozzamente incise. L’esemplare in questione è pertanto databile fra la fine del V e l’inizio del VI secolo, ma denuncia successive interpolazioni di età medievale.